Polenta e osei

80 uccellini dal becco gentile - 120 foglie di salvia - 60 fettine di lardo freschissimo - 30 cubetti di polpa di maiale - 1 lt. d’olio di semi - sale q.b. - 20 fette di polenta gialla.

Io sono simpatizzante della L.I.P.U. e socio W.W.F.; ma di fronte alla polenta e osei mi trasformo dal buon “dottor Jekyl” al perfido “Mister Hyde”. Pelare con pazienza certosina gli uccelli, lavarli con cura, mi raccomando solo all'esterno. Infilarli quindi nello spiedo, mezza fetta di lardo, una foglia di salvia, l'uccello, non il proprio, un'altra foglia di salvia il lardo e così via; ogni 6 uccelli mettere tre pezzi di polpa di maiale, dovete fare tutto con molta cura senza schiacciare troppo gli uccellini, gli spiedi, almeno tre, devono essere giustamente sazi, in queste fase la vostra salivazione deve essere già elevatissima, nonostante questo bisogna armarsi di pazienza e davanti ad un fuoco dolce azionare lo spiedo, salando all'inizio in modo abbondate e bagnando con tutto il litro d'olio che andrà a raccogliersi nella leccarda sottostante lo spiedo; ogni cinque minuti ungere gli spiedi, aiutandosi con un ramo di salvia intinto nella leccarda alternato al classico mestolino. Dopo quindi tre ore aumentate un po' il fuoco per l'ultima rosolatura, disponete le braci sotto la leccarda e in tutto nel ben di Dio che avrà raccolto friggete la polenta, che assurgerà a ruolo d’interprete, se non principale, ma sicuramente di rilievo nell'immensa poesia di questo piatto. (“Poenta onta !” … onta ma bona bona bona) ... Lo so, lo so, vi sento, ma non è colpa mia se sono buoni.