Io sono simpatizzante della L.I.P.U. e socio W.W.F.; ma di fronte alla
polenta e osei mi trasformo dal buon dottor Jekyl al perfido
Mister Hyde. Pelare con pazienza certosina gli uccelli,
lavarli con cura, mi raccomando solo all'esterno. Infilarli quindi nello
spiedo, mezza fetta di lardo, una foglia di salvia, l'uccello, non il
proprio, un'altra foglia di salvia il lardo e così via; ogni
6 uccelli mettere tre pezzi di polpa di maiale, dovete fare tutto con
molta cura senza schiacciare troppo gli uccellini, gli spiedi, almeno
tre, devono essere giustamente sazi, in queste fase la vostra salivazione
deve essere già elevatissima, nonostante questo bisogna armarsi
di pazienza e davanti ad un fuoco dolce azionare lo spiedo, salando
all'inizio in modo abbondate e bagnando con tutto il litro d'olio che
andrà a raccogliersi nella leccarda sottostante lo spiedo; ogni
cinque minuti ungere gli spiedi, aiutandosi con un ramo di salvia intinto
nella leccarda alternato al classico mestolino. Dopo quindi tre ore
aumentate un po' il fuoco per l'ultima rosolatura, disponete le braci
sotto la leccarda e in tutto nel ben di Dio che avrà raccolto
friggete la polenta, che assurgerà a ruolo dinterprete,
se non principale, ma sicuramente di rilievo nell'immensa poesia di
questo piatto. (Poenta onta !
onta ma bona bona bona)
... Lo so, lo so, vi sento, ma non è colpa mia se sono buoni.