La bondola polesana, il primo incontro con questa meraviglia è
avvenuto dove e come doveva avvenire: in Polesine, a Fiesso Umbertiano,
in novembre, con la nebbia, nella splendida casa natale di mio suocero
Angelo, soffitti bassi, il calore della cucina a legna, profumi e sapori
antichi. Nella Campagnola, così si chiama la casa, abita tuttora
Agnese, sorella di Angelo, la mitica zia Gege, bidistillato di saggezza
popolare e contadina. Allora io e Rita eravamo ancora fidanzati e lidea
di passare la giornata dei morti con uno stuolo di futuri
parenti mi intimoriva un poco. Ed invece il miracolo si compì.
La zia Gege sfoderò il suo mitico menu: Cappelletti in brodo
di faraona, bondola con puré, Faraona arrosto con peperonata,
ovviamente i Cappelletti fatti a mano con la sfoglia tirata con il mattarello
la mescola, la faraona del proprio pollaio, e la bondola
preparata dal macellaio del paese con cura particolare.
La bondola: impasto magro e sodo, fatto con carni sceltissime, speziato
al punto giusto ed infine insaccato utilizzando una particolare sezione
dellintestino del povero maiale, il cosiddetto buelo gentile.
Cosa possa avere di gentile quella recondita parte del maiale è
sempre rimasto un mistero.
Comunque per gustare la bondola basta cuocerla per tre ore in acqua,
che bolle appena, tagliarla a fette di circa 1/2 cm. di spessore, disporle
sul piatto di portata e decorarle con fogliette di prezzemolo, un buon
purè di patate é dobbligo.
Il miracolo della bondola si ripete ormai da svariati lustri ed ogni
volta è una grande emozione.